Vela: la volata vincente di Lars Grael: con una gamba sola
Nella seconda prova alla competizione iridata arrivo allo sprint per il campione brasiliano, che ha solo un arto. Ma che si difende dall’italiano Negri in una arrivo da batticuore
1 luglio 2014 - MALCESINE
Vento da Sud, il tipico del Garda settentrionale. Si parte vicino al confine con il Trentino per risalire il vento, raffica dopo raffica, sino a superare il castello che rende Malcesine indimenticabile. Il vento è tiepido, dolce come una carezza d’estate e questo è il campionato Mondiale delle Star, una volta regina delle classi olimpiche trampolino e base insieme per le evoluzioni immortali di leggende come Agostino Straulino, Lowell North, Dennis Conner, Valentin Mankin. Oggi, da poco espulsa dal programma olimpico, la Star è probabilmente all’epilogo, all’atto finale della sua storia. Non succederà domani e neppure la settimana prossima, anche se ogni regata, a poco a poco, appare sempre meno importante e sempre meno ben frequentata. In questa specie di turné d’addio, a stare in prima fila, lo spettacolo è sopraffino. Regata numero 2. Badate bene, non parliamo delle schizofreniche regate moderne che paiono ispirate al flipper anziché alla logica relativa lentezza del navigare a vela. Qui il lato del percorso controvento è 2 miglia, ci vogliono più di 30 minuti per percorrerlo.
Lars Grael al timone. |
IN TRE — Sono in 3 al comando della regata con un buon vantaggio, a questo punto della regata incolmabile, sono il brasiliano Lars Greal, il croato Mate Arapov e l’italiano Diego Negri (i prodieri rispettivamente Samuel Goncalves, Ante Sitic e Sergio Lambertenghi). Il vento è sufficiente a richiedere che l’equipaggio si spinga fuori bordo. Lo si fa infilando i piedi sotto una cinghia fissata sulla base della barca e poi si tira con gli addominali. Lars Grael può tirare con una gamba sola. L’altra non ce l’ha. Gli è stata strappata dall’idiozia di un un ubriaco alla guida di un motoscafo, qualche anno fa. Da allora, il fratello del più famoso Torben, non ha smesso di andare in barca a vela.
A semplicemente smesso di infilare la seconda gamba sotto la cinghia. Tutto qui. Ieri, quando Negri e Arapov hanno provato ad attaccarlo nell’ultima bolina dopo averlo vanamente inseguito tra le boe per tutta la regata. Quel duello prolungato verso Malcesine, virata dopo virata, sembrava una crudeltà solo per l’ipocrisia dei normodotati. Lars Grael, con una gamba sola, evidentemente ha modificato il proprio stile di condurre la barca. Passa da un lato all’altro quasi lanciandosi, ma per capirlo devi guardare in basso, nel pozzetto. E sembra una superflua, quasi morbosa, curiosità. Perché conta come passa la vela, non l’uomo.
Testa a testa: Grael e Negri. |
UNA GAMBA SOLA — E la vela di Lars Grael passa, da un lato all’altro, bordo dopo bordo, perfettamente. Negri, passato terzo alla penultima boa, sembra dotato di un buono spunto. Passa il croato sugli angoli stretti del bordeggio a un metro dagli scogli, così tipico del Garda. Poi mette Grael nel mirino. Lo avvicina. Lo affianca quando mancano solo 100 metri al traguardo. Grael per difendersi ha una sola possibilità, sacrificare parte del suo vantaggio per porsi sulle vele dell’avversario. Deve cioè poggiare, cioè allontanare la prua dalla direzione del vento per guadagnare in velocità. Peccato che per poggiare, come i velisti sanno, si debba inclinare la barca sopravvento, che vuol dire, per l’equipaggio, tirare di più alle cinghie. Tirare di più alla cinghie con una gamba sola? E’ quello che ha fatto Lars Greal, scendendo sul bordo in una posizione impossibile. Nei 2 minuti più intensi che il cronista abbia avuto la ventura di seguire in 40 anni di regate in tutto il mondo, prua contro prua, con Negri, Grael ha tenuto la barca piatta quel tanto che bastava per tenere la prua oltre il suo avversario italiano. Vincendo la prova, non perché sia speciale, diverso o magico. Ma semplicemente perché è stato il migliore.
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